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EXPORT e DAZI – Possibili scenari nell’era Trump

L’export italiano ha raggiunto un volume di oltre 650 miliardi di euro nel 2024 ed ha contribuito in modo sostanziale, nell’ultimo decennio, alla tenuta del PIL nazionale.

L’elezione negli USA di Donald Trump a Presidente prefigura l’avvio di nuovi dazi generalizzati sui principali prodotti importati in America; il settore del Made in Italy è, quindi, molto esposto verso le conseguenze di una guerra commerciale attualmente ancora in evoluzione.

Il mercato USA è, da tempo, di primaria importanza per il nostro export, rappresentando oltre il 10% delle esportazioni italiane. I settori principalmente esposti sarebbero l’agroalimentare, la moda e l’industria meccanica, con stime che indicano una possibile riduzione delle esportazioni verso gli USA di oltre il 15%.

Un effetto ulteriore indotto sarebbe rappresentato dalle conseguenze che l’automotive, soprattutto tedesco, si troverebbe ad affrontare con l’applicazione dei dazi annunciati per il settore, vista la forte integrazione italo-tedesca nella componentistica meccanica.

Politiche commerciali particolarmente aggressive potrebbero mettere a rischio non solo la competitività delle nostre esportazioni, ma anche la crescita dell’economia nazionale che, come detto, ha trovato nell’export un fattore indispensabile di crescita.

Per l’Unione Europea nel suo complesso, le perdite potrebbero raggiungere i 500 miliardi, con una forte riduzione del Pil (-2%), in relazione all’articolazione ed alla durata dei dazi USA.

Dai primi provvedimenti, in corso ed annunciati, sembra che la scelta USA vada verso un approccio differenziato tra Paesi, più aggressivo verso la Cina, il Messico ed il Canada.

In campagna elettorale Donald Trump aveva promesso che avrebbe applicato un dazio del 10% su tutte le importazioni dall’Europa, del 25% a quelle in arrivo da Messico e Canada e del 60% per le merci provenienti dalla Cina.

Tuttavia, contrariamente a quanto sostenuto da Trump l’applicazione di dazi universali danneggerebbe i consumatori americani, sia aumentando artificialmente il prezzo delle importazioni sia riproponendo sul mercato interno USA prodotti nazionali non competitivi.

Inoltre, in virtù degli effetti redistributivi  il costo più pesante lo pagherebbero le famiglie a basso reddito. In particolare, si stima che le sole aziende USA dell’automotive (che hanno trasferito le produzioni a minor valore aggiunto in Messico) scaricherebbero i dazi sui clienti, costando in più ogni vettura di fascia bassa in media fra 2.500 e 3.900 dollari per famiglia. Effetti analoghi ed aggiuntivi, in termini monetari, si avrebbero a valere sul “paniere della spesa” americano.

 

Export Italia verso Paesi extra UE 2024 – Dati ISTAT

Secondo quanto diffuso dall’Istat sul commercio estero dell’Italia, nel 2024 sono stati esportati beni per 305,3 miliardi di euro verso i soli Paesi EXTRA UE, registrando – rispetto al 2023 – un incremento del +1,16%. Si tratta del valore più alto raggiunto dalle esportazioni italiane verso i Paesi extra UE negli ultimi dieci anni.

A livello geografico, l’Istat ha comunicato i dati relativi ai soli principali partner commerciali EXTRA UE dell’Italia, mostrando che l’incremento in valore delle esportazioni ha coinvolto in particolare Turchia (+23,9%), Paesi ASEAN (+11% principali paesi sono Filippine, Indonesia,Thailandia, Singapore, Vietnam), Paesi OPEC (+6,6%), Medio Oriente (+5,5%), Regno Unito (+5,1%), Paesi MERCOSUR (+4,6% principali paesi sono Argentina, Brasile, Uruguay, Cile, Colombia, Perù), Giappone (+2,5%) e India (+1%).

Istat ha evidenziato, invece, una diminuzione delle esportazioni verso Cina (-20%), Russia (-7,6%), Stati Uniti (-3,6%) e Svizzera (-0,9%).

 

Export Italia verso paesi UE 2024 – DAti ISTAT

L’export italiano verso l’Europa, nel corso del 2024, è stimabile in circa 350 miliardi di euro di cui oltre 270 verso l’UE a 27 Paesi ed oltre 230 verso i Paesi “Area Euro”.

In questo contesto i principali Paesi UE di destinazione dell’export italiano restano, nell’ordine:

Germania 11,6% – Francia 10,1% – Spagna 5,5% – Polonia, Belgio, Paesi Bassi tutti con una percentuale intorno al 3%

Principali Paesi europei non UE sono Svizzera (4,8%), Regno Unito (4,4%), Turchia (2,8%).

 

Commento ai dati

Questi scenari rappresentano un forte motivo di riflessione soprattutto per le PMI italiane che in questi anni hanno approcciato in modo massiccio il mercato USA quale sbocco commerciale e che oggi, ove venisse attuata l’applicazione di dazi significativi, si troverebbero a dover riorientare il loro export verso Paesi con:

-logistica più favorevole (maggiore vicinanza-minori costi),

-sistema normativo omogeneo a quello nazionale e/o caratterizzati dall’assenza di barriere tariffarie all’ingresso.

Nello specifico, tenuto conto della difficoltà ad esprimere un orientamento compiuto stante la fase fluida di aggiornamento delle politiche doganali USA e delle possibili/probabili risposte delle altre aree geografiche interessate, appare comunque utile indicare quali Paesi Target:

Paesi dell’Unione Europea – area Euro per ragioni di comunanza di valuta e quadro normativo, per assenza di barriere d’ingresso e per facilità di logistica via terra.

Ad oggi, come visto l’insieme di questi paesi, vale circa 230 miliardi di euro.

– Paesi del Cd.Vicinato (geograficamente prossimi alla UE verso Sud e verso Est) ed in particolare fra questi (in ordine di priorità):

Vicinato meridionale – Marocco, Egitto

Paesi non candidati all’adesione  alla UE- Svizzera, Norvegia

Paesi candidati all’adesione alla UE – Turchia, Albania,  Serbia, Moldavia

Francesco Tilli