Il documento della Banca d’Italia presenta i risultati di un’indagine qualitativa condotta su un campione di Banche medie italiane, caratterizzate da un’elevata propensione all’innovazione.
L’obiettivo principale dell’indagine è comprendere a fondo le opportunità e i rischi legati all’adozione di strumenti innovativi nel comparto antiriciclaggio e contrasto al finanziamento del terrorismo (AML/CFT), nonché identificare aree di miglioramento.
In un’industria finanziaria sempre più digitalizzata e globalizzata, gli Intermediari si trovano ad affrontare volumi enormi di transazioni e relazioni con clientela, spesso a distanza.
Parallelamente, l’attività criminale sta diventando più transnazionale e tecnologicamente sofisticata; in questo scenario, l’adozione di strumenti innovativi in ambito AML/CFT, pur offrendo grandi opportunità, introduce anche nuovi rischi che, probabilmente, richiedono un rafforzamento dei presidi di controllo.
L’indagine conferma le potenzialità degli strumenti innovativi in ambito AML/CFT e, nello specifico, per quanto riguarda:
- l’identificazione del cliente: l’utilizzo di strumenti digitali snellisce e riduce i tempi di accettazione della clientela;
- l’acquisizione dei dati: i sistemi di automazione migliorano la qualità dei dati e rafforzano i riscontri sulle informazioni fornite dai Clienti, riducendo la manualità e, di conseguenza, gli errori;
- il monitoraggio: l’uso di “Big Data” e “Advanced Analytics” arricchisce il patrimonio informativo per un miglior monitoraggio delle operazioni e un aggiornamento continuo del profilo di rischio del Cliente.
Tuttavia, nel documento sono state evidenziate anche aree di rischio significative, tra le quali:
- i rischi ICT, di frode e di esternalizzazione: il mancato presidio di questi rischi può impattare negativamente sull’adempimento degli obblighi AML/CFT e sull’esposizione degli Intermediari a rischi di riciclaggio/finanziamento del terrorismo (ML/TF), operativi, di conformità e/o reputazionali.
I benefici delle nuove soluzioni sono massimizzati quando:
- l’introduzione degli strumenti innovativi si innesta in una strategia di trasformazione digitale più ampia, che tiene conto degli impatti sui processi e sulle risorse;
- sono, inoltre, effettuati test preventivi e implementati meccanismi di monitoraggio delle funzionalità delle nuove soluzioni adottate;
- sono comunque disponibili competenze specialistiche interne per il governo e, soprattutto, il controllo della leva tecnologica.
L’indagine si concentra su due aspetti principali, gli strumenti innovativi utilizzati e i relativi benefici nonché gli eventuali rischi collegati.
Dalla stessa è emerso, innanzitutto, che i maggiori strumenti utilizzati sono relativi:
- all’acquisizione della clientela (onboarding a distanza), il processo in cui l’adozione di strumenti innovativi è più elevata e consolidata; rientrano in questo processo:
- gli strumenti diffusi quali l’identità digitali (SPID, CIE), le firme digitali, il riconoscimento biometrico per verifica dell’autenticità dei documenti e il controllo del volto;
- i sistemi di Intelligenza Artificiale (AI), consistenti nell’OCR (Optical Character Recognition) e nell’NLP (Natural Language Processing) per l’acquisizione e la verifica automatizzata di dati e documenti; questi ultimi sono utilizzati dalla metà degli Intermediari campionati;
- la diffusione contenuta, vale a dire l’uso di “Big Data” e “Advanced Analytics” nei processi di acquisizione e profilatura del rischio, così come la condivisione dei dati; l’utilizzo di questi strumenti sono, al momento, ancora limitati;
- al monitoraggio transazionale, che sta costituendo un ambito di crescente sperimentazione; anche se al momento solo un quinto delle Banche del campione ha adottato tecnologie innovative (le analisi avvengono ancora spesso tramite processi manuali) tutti gli intervistati concordano sul potenziale di sviluppo di quest’area, data la vasta e crescente mole di dati eterogenei da controllare, che si presta a una gestione più efficiente tramite AI e tecnologie avanzate. L’utilizzo di nuove tecnologie comporta il ricorso a uno o più fornitori esterni, i cui sistemi si integrano per offrire la soluzione richiesta dall’Intermediario.
In termini di facilitazione dei servizi e, quindi, di benefici operativi, si evidenzia quanto segue:
- maggior efficienza, con riduzione delle aree di manualità rispetto alle procedure tradizionali;
- esperienza Cliente (nel tempo), e quindi un miglioramento dell’esperienza d’uso del Cliente in fase di accettazione;
- efficacia e affidabilità dei controlli, aumento della qualità e disponibilità dei dati, nonché maggiore efficienza dei riscontri;
- ricchezza informativa, vale a dire un arricchimento del patrimonio informativo per le attività di monitoraggio, con possibilità di controllo quasi in tempo reale e analisi più tempestive ed efficaci;
- allineamento profilo di rischio, consistente (finalmente!) nella condivisione dei dati tra entità dello stesso gruppo bancario (e, si auspica, oltre) al fine di favorire l’allineamento dei profili di rischio dei Clienti comuni;
- “Big Data”, “Advanced Analytics” e “Machine Learning”, strumenti che permettono:
- l’aggiornamento continuo del profilo Cliente sfruttando un ampio set di fonti informative disponibili (anche esterne);
- l’individuazione di soggetti correlati a quelli a rischio (relazioni statiche e dinamiche) in maniera più rapida e sicura;
- il calcolo del livello di rischio associato a singoli Clienti, con possibilità di cluster tramite algoritmi probabilistici, per intercettare quasi in tempo reale comportamenti anomali;
- una maggiore precisione nell’individuazione delle anomalie e una riduzione dei “falsi positivi”, con, quindi, l’ottimizzazione dei controlli di secondo livello.
Quali possono essere i rischi in una situazione che pare così idilliaca? eccoli, in sintesi:
- una complessità tecnologica, laddove può aumentare l’esposizione a rischi ICT (incidenti operativi), di frode (anche da carenze esterne, per esempio riferiti ai fornitori di soluzioni) e/o legati alla mancata comprensione dei processi dei sistemi adottati;
- l’efficacia limitata o l’abbandono dei progetti, qualora le scelte effettuate sono guidate da criteri di mera efficienza di costo, a scapito della funzionalità, o in assenza di robuste analisi dei costi-benefici degli investimenti. Alcuni Intermediari hanno rinunciato a progetti iniziati a causa di discontinuità operative o per elevati tassi di abbandono dei Clienti;
- l’esternalizzazione, in quanto il ricorso a fornitori esterni per lo sviluppo di strumenti innovativi, pur permettendo di sfruttare competenze specialistiche, può rendere difficoltosi i controlli sulle fasi essenziali dei processi (accettazione dei Clienti, monitoraggio successivo, etc.);
- la mancanza di strategia aziendale; i rischi sono maggiori quando l’adozione di nuove tecnologie è guidata da fattori contingenti (per esempio la pandemia), o da mere esigenze operative/commerciali, piuttosto che dalla reale esigenza di rafforzare l’efficacia dei presidi AML/CFT con soluzioni personalizzate al “business model” dell’Intermediario.
Come sempre, Ofelia Consulting S.r.l. resta a vostra disposizione per ogni ulteriore eventuale chiarimento o supporto operativo.
Il team Ofelia Consulting S.r.l.
Indagine-qualitativa-sull-adozione-di-strumenti-innovativi-per-adempimento-obblighi-AML_CFT